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Università Roma Tre e Accademia della Crusca

PAOLO D’ACHILLE

"Le riflessioni di Pasolini sulla diversità linguistica tra nostalgie del passato e profezie per il futuro."

Il problema del plurilinguismo è stato centrale per Pasolini, sia nella prassi autoriale (scrittura di poesie in friulano, oltre che in italiano; uso nel romanesco nei romanzi e nelle sceneggiature dei film ambientati a Roma; ricorso a vari dialetti e a lingue straniere nel Decamerone e in altre opere cinematografiche), sia nella teoria e nella scrittura critica (da ricordare almeno i numerosi saggi compresi nelle raccolte Passione e ideologia ed Empirismo eretico), fino all’allarme sul genocidio dei dialetti lanciato in Volgar’eloquio, testo che assume un valore quasi testamentario.

L’intervento intende ripercorrere questo itinerario pasoliniano, non lineare ma certamente coerente, selezionando le osservazioni più significative relative al multilinguismo, con particolare attenzione alla componente “nostalgica” della propria visione della realtà culturale che trovava espressione nei dialetti e alla dimensione profetica, che avvertiva con largo anticipo una progressiva riduzione degli spazi della diversità linguistica.

PAOLO D’ACHILLE (Università Roma Tre e Accademia della Crusca)
"Le riflessioni di Pasolini sulla diversità linguistica tra nostalgie del passato e profezie per il futuro."

Pier Paolo Pasolini, noto per la sua versatilità come poeta, scrittore e regista, ha avuto un rapporto profondo e complesso con i dialetti italiani, considerandoli un elemento fondamentale dell’identità culturale italiana. Pasolini era convinto che il dialetto fosse portatore di autenticità e una connessione vitale con le radici popolari e contadine del paese. Per lui, il dialetto non era solo una forma di comunicazione, ma un’espressione culturale ricca di significato, capace di trasmettere esperienze, emozioni e storie di vita quotidiana.

Nei suoi scritti, Pasolini utilizzava il dialetto per evocare la realtà sociale e politica dell’Italia del suo tempo, denunciando l’alienazione e la perdita di identità che accompagnavano il processo di modernizzazione. Nei suoi poemi e nelle sue opere narrative, il dialetto diventava uno strumento di denuncia e una modalità per restituire voce a un mondo spesso trascurato dalla cultura ufficiale. Attraverso il dialetto, Pasolini si opponeva all’omologazione culturale imposta dalla società di massa, rivendicando il valore delle lingue regionali come simboli di diversità e ricchezza.

Inoltre, la sua opera cinematografica, come il film Accattone, presenta un uso poetico del linguaggio, integrando il dialetto romano in un contesto narrativo che rifletteva le esperienze degli emarginati. La sua opera rappresenta una lotta per la valorizzazione dei dialetti, percepiti come strumenti di resistenza culturale. In sintesi, Pasolini ha reso il dialetto non solo una forma di espressione linguistica, ma un mezzo per esplorare e affermare l’identità, la storia e le contraddizioni dell’Italia.