Universidad de Lleida Institut d’Estudis Catalans
RAMON SISTAC VICÈN
"Aragona: la mancanza di riconoscimento del catalano come lingua propria del territorio."
Provengo da un territorio, l’Aragona catalanoparlante o catalanofona, un territorio fuori dalla Catalogna, ma vicino alla Catalogna, dove si è conservato il catalano come lingua di relazione tra le persone.
Questo genera in me sentimenti contraddittori. Da una parte, ho un certo sentimento di orgoglio perché provengo da una comunità che ha mantenuto il catalano fin dalle origini della lingua, da quando il latino si è trasformato in catalano.
È un territorio costitutivo dell’idioma, che inoltre è vicino ad altri territori linguistici. Per esempio, l’occitano guascone è molto vicino, a meno di 100 chilometri di distanza, e la lingua aragonese è anch’essa molto vicina. Anche lo spagnolo è territorialmente a meno di 20 chilometri di distanza.
Nonostante queste interrelazioni e influenze, il catalano è sopravvissuto fino ai nostri giorni, in una situazione molto precaria, e questo per me è motivo di orgoglio.
Tuttavia, vedere che in un paese teoricamente democratico, dove la Costituzione dichiara di proteggere tutte le lingue dello Stato, il catalano non è riconosciuto in questo territorio come lingua ufficiale e, di fatto, è ancora perseguitato, provoca in me un grande disagio e malessere. Penso che non sia giusto che, in un’epoca democratica, i diritti dei parlanti non vengano ancora riconosciuti.
Il catalano d’Aragona, parlato nella regione della Franja de Ponent, al confine tra Aragona e Catalogna, è una variante storica del catalano. Questa area, conosciuta come la Franja, include le province aragonesi di Huesca, Saragozza e Teruel, dove il catalano è parlato da secoli. La sua presenza si deve all’espansione della Corona d’Aragona durante il Medioevo, quando i territori conquistati furono colonizzati da popolazioni catalanofone.
Sebbene il catalano d’Aragona mantenga le caratteristiche fondamentali del catalano occidentale, ha sviluppato alcune peculiarità linguistiche legate all’isolamento e all’influenza del castigliano. Foneticamente, si distingue per alcune pronunce particolari, come il suono della “v” pronunciata come in castigliano (simile alla “b”), e la conservazione delle vocali toniche ben differenziate rispetto alle varianti orientali.
Un tratto distintivo è l’influenza del castigliano sul vocabolario e sulla sintassi. Molti termini spagnoli si sono integrati nel linguaggio quotidiano a causa della vicinanza e delle interazioni con le aree castiglianofone. Anche la toponomastica e i cognomi della zona risentono di questa doppia eredità culturale.
Nonostante la sua lunga storia, il catalano d’Aragona ha sofferto a lungo di una mancanza di riconoscimento ufficiale. Fino agli anni recenti, non esistevano leggi che tutelassero adeguatamente la lingua, e l’istruzione e l’amministrazione erano esclusivamente in spagnolo. Solo con lo Statuto di Autonomia dell’Aragona del 2009, il catalano è stato riconosciuto come lingua minoritaria, ma la sua protezione rimane limitata.
Oggi, la Franja de Ponent lotta per mantenere viva la lingua catalana, ma la pressione del castigliano e la mancanza di politiche linguistiche forti rendono difficile preservare l’uso quotidiano di questa variante, soprattutto tra le nuove generazioni.