Image
Caricamento
Università delle Isole Baleari – Istituto di Studi Catalani

COSME AGUILÓ

"La terra per la parola."

L’intervento di Cosme Aguiló rappresenta un connubio tra esperienze personali e la lingua dell’autore, ambientato in una località maiorchina lontana dalla capitale dell’isola e storicamente mal collegata. Gli anni della sua infanzia e adolescenza, dai primi ricordi nel 1955 fino a circa il 1970, senza rinunciare a escursioni temporali più avanzate, delineano i confini cronologici che mostrano il suo accesso a una lingua conservatrice, caratterizzata da tratti arcaizzanti, trasmessa da familiari anziani, tra cui i genitori, uno zio e tre zie, tutte con parole precise e minimamente adulterate.

Il linguaggio nativo è così radicato nella loro comprensione che, per esprimersi nella lingua successiva, devono compiere sforzi; il risultato non è affatto brillante, specialmente nel caso dello zio e di due delle zie, che muoiono da anziani senza aver mai lasciato l’isola.

L’autore analizza quindi le motivazioni e le circostanze per cui la lingua e le usanze di questa popolazione maiorchina influenzano la sua decisione di iniziare gli studi di filologia catalana a quarantuno anni e di redigere una tesi sulla toponomastica di Santanyí e ses Salines, un territorio di circa 165 chilometri quadrati con una lunga facciata marina. Qui raccoglie di persona circa seimila toponimi ancora in uso e circa settecento già scomparsi tramite la consultazione di documenti antichi.

COSME AGUILÓ (Università delle Isole Baleari – Istituto di Studi Catalani)
"La terra per la parola."

Il catalano di Maiorca, o mallorquí, è una variante del catalano parlata nell’isola di Maiorca, parte delle Isole Baleari. La sua origine risale alla conquista dell’isola da parte di Giacomo I d’Aragona nel 1229, che portò coloni catalani a stabilirsi e diffondere la loro lingua. Da allora, il catalano si radicò come lingua principale, rimpiazzando le lingue parlate sotto il dominio musulmano.

Nel corso dei secoli, il mallorquí si è sviluppato con caratteristiche proprie. Tra le peculiarità più distintive vi è l’uso dell’articolo salato (“es”, “sa”), in contrasto con gli articoli standard del catalano continentale. Il lessico e la pronuncia hanno subito l’influenza dell’isolamento geografico e delle tradizioni locali, pur mantenendo tratti comuni con il catalano orientale.

Durante il XV secolo, l’unione con la Corona di Castiglia e successivamente i Decreti di Nueva Planta limitarono l’uso del catalano in ambito pubblico. Nonostante ciò, il mallorquí sopravvisse nelle comunità rurali e familiari, mantenendo viva la cultura locale.

Il XIX secolo vide una rinascita culturale grazie al movimento della Renaixença, ma fu nel XX secolo, sotto la dittatura di Franco, che il catalano subì una repressione ancora più intensa. Solo con il ritorno della democrazia e l’autonomia delle Baleari nel 1983, il catalano tornò a essere lingua co-ufficiale.

Oggi, il mallorquí è ancora vitale, ma affronta sfide come la globalizzazione e il crescente uso del castigliano, soprattutto tra i giovani. Tuttavia, le istituzioni locali continuano a promuovere il suo uso, riconoscendo l’importanza di preservare questo patrimonio linguistico e culturale come simbolo dell’identità delle Baleari.