Université de Corse
GHJUVAN-MARCU LECA
"U corsu, lingua polinomiale rispettendo le varianti."
La lingua còrsa, o corsu, è un idioma neolatino appartenente alla famiglia delle lingue italo-romanze, parlato principalmente in Corsica e nel nord della Sardegna, con varianti galluresi e turritane. Fino al 1859, il còrso coesisteva con l’italiano, ma con l’affermazione del francese come lingua ufficiale, quest’ultimo ha preso il sopravvento. Il còrso è strettamente legato al toscano medievale e si distingue in due macrovarianti: il cismontano, parlato nella parte settentrionale dell’isola, e l’oltremontano, presente nel sud. Ogni variante presenta caratteristiche dialettali specifiche.
La lingua ha origini nel latino volgare, subendo l’influenza dei dominatori pisani e genovesi. Durante il Medioevo, il toscano ha avuto un impatto significativo, mentre la letteratura corsa ha cominciato a svilupparsi nel XIX secolo. Nonostante la forte assimilazione al francese, il còrso rimane una lingua viva, parlata da una parte considerevole della popolazione e da comunità di emigrati.
Negli ultimi decenni, si è assistito a una rinascita culturale (riacquistu) che ha favorito la promozione della lingua corsa come simbolo di identità regionale. Ciò ha portato a un aumento dell’interesse per il còrso, mantenendo vive le sue caratteristiche uniche nel panorama delle lingue neolatine.
Il concetto di lingua polinomica, proposto dal linguista Jean-Baptiste Marcellesi per descrivere la situazione del corso, si riferisce a un insieme di varietà linguistiche che, pur presentando differenze tipologiche (fonetiche, morfologiche o sintattiche), vengono percepite dai parlanti come parte di una lingua unitaria. Questa percezione di coesione linguistica si mantiene nonostante la presenza di variazioni interne, che non sono considerate divisive o problematiche, ma anzi come parte integrante dell’identità linguistica collettiva.
Nel caso del corso, il concetto di lingua polinomica evidenzia come la comunità linguistica possa gestire la propria diversità interna senza la necessità di standardizzare una sola varietà a scapito delle altre. Questo approccio ha un impatto diretto sulle politiche linguistiche, poiché offre una base scientifica per sostenere che l’unità linguistica non richiede l’imposizione di una varietà dominante, ma può essere mantenuta valorizzando le diverse forme linguistiche esistenti.
In questo modo, la lingua polinomica non solo descrive la realtà del corso, ma può essere applicata anche ad altre lingue minoritarie, promuovendo una gestione inclusiva della variazione linguistica interna e un processo di normalizzazione rispettoso delle diverse varietà.